Vigevano: il futuro che non c’è

Il problema di Vigevano è che non è mai stata in grado di disegnarsi un futuro, per l’incapacità di leggerlo e di immaginarlo.

Di norma chi si accorge di queste difficoltà, si affida ad esperti, magari ad Università che a quel punto studiano il caso e forniscono suggerimenti ma andrebbero benissimo anche leader di settore con esperienze da trasfondere. Nulla di tutto questo avviene a Vigevano. Da noi si procede con micro progetti spezzettati, senza un filo logico, volti a gratificare ora gli uni più tardi gli altri ma senza mai che questo apporti qualcosa alla città nel suo insieme: la cittadella della sicurezza è paradigmatica in questo senso ma non è un caso isolato. Attualmente, ad esempio, la discussione verte sull’ Hotel de charme che qualcuno propone per il Castello ma chiunque capirebbe che non ha alcun senso parlare della ciliegina se nessuno ha mai nemmeno pensato di preparare la torta. Non esiste (almeno pubblicamente, perché come ben sapete il Sindaco si è vantato di non voler condividere i progetti con la città per evitare che altri li copino…) alcun nuovo progetto sul Castello così come non ne esistono sulla città. Di conseguenza non esistono investimenti nè su una sua presunta vocazione turistica nè sulla sua asfittica vocazione industriale. Non esistono valutazioni su altri ambiti di crescita. Non c’è un solo euro stanziato per studiare queste dinamiche. E noi parliamo dell’albergo, fingendo che la città non sia l’agglomerato senza prospettive che è, che il Castello non sia il contenitore vuoto che è, che attorno strutture antiche e più recenti ci stiano ormai cadendo in testa per la mancanza totale e assoluta di visione (Colombarone, ex Macello).
Parliamo di albergo fingendo di non sapere che a farlo semmai dovrebbe essere un operatore privato che con un solido business plan prevedesse di riuscire a sostenersi con esso e dunque richiedesse l’utilizzo degli spazi: perché così funziona, non lo apre certo il Comune. Non lo si fa più nemmeno in Corea del Nord, probabilmente. Ma l’operatore privato non c’è. Perché a nessun imprenditore sano verrebbe in mente di partire dalla ciliegina in mancanza della torta. E la torta “sistema Vigevano” (Turismo, marketing etc) in sostanza non esiste, quasi tutto è lasciato al caso. Siamo dunque di fronte alle solite discussioni vigevanesi che non portano a nulla.
Personalmente ritengo che la città non abbia più in sé le risorse intellettuali, politiche e finanziarie per rilanciarsi: quello che può fare a mio avviso è investire (denaro sonante, per intenderci) su una stagione di studi approfonditi che indichino la via, sposarla e lavorare sulle modalità di finanziamento. Io ritengo che la città debba dotarsi di un capitale economico per investire su sè stessa perché senza investimento pubblico difficilmente si agganceranno investimenti privati. Naturalmente è solo la mia idea e conta nulla in mancanza di solide basi oggettive, basi che possono venire solo da una stagione di studio quale quella sopra indicata.
Finora sono state fatte “summa” della situazione ma mai ricerche sullo sviluppo futuro. Credo sia il momento di investire su questo: chi non è capace, in genere chiama quelli bravi. E non è disonorevole farlo.

Luca Bellazzi, Capogruppo consiliare Polo Laico