Storie della Città di Vigeranno. Unter der linden/Sotto ai tigli.
Storie della città di Vigeranno
Unter der linden/Sotto ai tigli
Tanti tanti anni fa, nella augusta città di Vigeranno, per far correre più in fretta la gente al lavoro decisero di coprire Navilius, il corso d’acqua che l’attraversa, con cemento e mattoni che, a distanza di molti lustri, fra acqua, umidità e i pesi da sopportare avean cominciato a dare segni di stanchezza.
I probi Sindaci della città di Vigeranno per mettere al sicuro i sudditi, si diedero da fare e commissionarono uno studio a un tale ingegnere venuto dalla lontana landa di Emilia, che con perizia lo preparò indicando fra le parti meno a rischio di cedimento quella che stava al di sotto del vecchio mercato coperto dove ancora pochi vigerannesi si fermavano a comprare le loro verdure.
Visto il gran problema e il rischio che qualche suddito finisse di sotto passando col carro sul cemento che ricopriva le acque, i Sindaci si diedero da fare per trovare i denari, per una volta riuscendoci grazie alla generosità dei notabili (…) del Gran Ducato Longobardo a cui Vigeranno tributava.
Iniziarono così i lavori, ora lesti, ora lenti e si arrivò ai giorni di oggi quando per l’ultimo tratto dell’immane lavoro venne approvato il progetto che nella oscura lingua di tutti i progetti diceva “Le attività di cantiere sono state pensate in modo tale da non interferire con le specie arboree e arbustive esistenti, che si vogliono tenere in sicurezza.”
L’ emilian ingegnere diceva anche che “non sono state rilevate specie arboree e arbustive alloctone invasive nel presente cantiere. Nel caso in cui venissero rilevate in fase di esecuzione, verrà presa la decisione più opportuna da parte della Direzione Lavori con lo scopo di non inficiare le attività di cantiere.”
E su questo punto, lette le carte, ai più fu chiaro ch’egli si riferisse a le specie arboree che vi fossero state trovate, non già quelle che ivi aveva veduto et considerato.
A volte il caso, a volte chi lo sa, non si era nemmeno ancora pensato a come iniziare che già il mastro d’opera per dare il via ai lavori stabilì che le piante, lì da decenni e quindi con difficoltà non vedute nè valutate dall’ingegnere, impicciavano il cantiere.
Chiamò dunque la corte della città di Vigeranno gridando “Orsù, io qui non posso lavorare, dobbiamo abbattere questi 12 tigli”. Dalla corte arrivarono esperti che assieme al mastro d’opera con una sola vangata di terra stabilirono che “sì, qui è proprio impossibile lavorare e occorre abbattere i tigli, per risparmiare tempo e denari”
La gente della città di Vigeranno allora cominciò a mormorare e nella corte qualcuno si accorse della troppa polvere che si stava alzando su quelle piante decidendo che il momento era venuto per sventagliare sotto agli occhi dei vigerannesi il progetto, che in realtà progetto non era, del miglior architetto locale che nelle loro intenzioni dovea nobilitare il mercato che mercato non era e che, come vedremo, non sarà più nemmeno coperto…
Infatti, come per i “circenses” degli antichi romani la gente ammiró ma soprattutto si distrasse scordando gli arbusti.
Se non che, fra migliaia e migliaia di vigerannesi, un piccolo gruppo decise di scoprire quello che accadeva e chiese a Sindaci e cortigiani di spiegarlo in pubblica sessione.
L’agitazione serpeggiava tra la corte, i Sindaci inventarono impegni millanta che tutta la notte canta e lasciarono gli esperti ad affrontare la tenzone. E due cose accaddero quella sera: la prima è che si scoprì che i soldi per realizzare quello che messer architetto aveva abbozzato mica c’erano, arrivando se va bene a un quarto della somma e la seconda è che gli esperti di corte, fingendo di saperlo, scoprirono che buttare giù gli alberi non puotesi così e che necessitavano permessi che nel progetto licenziato, guarda a volte il caso, non si trovavano.
Fu allora che i Vigerannesi si svegliarono da un sonno durato un quarto di secolo e scesero in strada legandosi ai loro tigli e scoprendo che aperti gli occhi erano tante le cose che alla corte di Vigeranno erano restate ferme al tempo che fu.
La gente girava ancora tutta con vecchi carri fumosi, i negozi pieni di merce impolverata si lamentavano però che non la vendevano ché d’altronde a occhi chiusi si fa difficoltà a vederci chiaro e mentre tutte le altre città del Gran Ducato risplendevano, Vigeranno continuava a coprirsi di polvere che nessuno fino a quel giorno riusciva a vedere.
Fu dunque grazie a 12 tigli se la Città di Vigeranno ruppe l’incantesimo! I tigli aprirono gli occhi dei sudditi che di lì a poco, uniti, giovani e anziani, poveri e ricchi, colti ed incliti cacciarono Sindaci e cortigiani per correre liberi verso il futuro, d’altro canto auspicato da secoli nel nome della cittadina, con coraggio, su nuovi percorsi, riparati dalle frasche degli alberi.
Lunga vita a Vigeranno!
Unter der linden/Sotto ai tigli
Tanti tanti anni fa, nella augusta città di Vigeranno, per far correre più in fretta la gente al lavoro decisero di coprire Navilius, il corso d’acqua che l’attraversa, con cemento e mattoni che, a distanza di molti lustri, fra acqua, umidità e i pesi da sopportare avean cominciato a dare segni di stanchezza.
I probi Sindaci della città di Vigeranno per mettere al sicuro i sudditi, si diedero da fare e commissionarono uno studio a un tale ingegnere venuto dalla lontana landa di Emilia, che con perizia lo preparò indicando fra le parti meno a rischio di cedimento quella che stava al di sotto del vecchio mercato coperto dove ancora pochi vigerannesi si fermavano a comprare le loro verdure.
Visto il gran problema e il rischio che qualche suddito finisse di sotto passando col carro sul cemento che ricopriva le acque, i Sindaci si diedero da fare per trovare i denari, per una volta riuscendoci grazie alla generosità dei notabili (…) del Gran Ducato Longobardo a cui Vigeranno tributava.
Iniziarono così i lavori, ora lesti, ora lenti e si arrivò ai giorni di oggi quando per l’ultimo tratto dell’immane lavoro venne approvato il progetto che nella oscura lingua di tutti i progetti diceva “Le attività di cantiere sono state pensate in modo tale da non interferire con le specie arboree e arbustive esistenti, che si vogliono tenere in sicurezza.”
L’ emilian ingegnere diceva anche che “non sono state rilevate specie arboree e arbustive alloctone invasive nel presente cantiere. Nel caso in cui venissero rilevate in fase di esecuzione, verrà presa la decisione più opportuna da parte della Direzione Lavori con lo scopo di non inficiare le attività di cantiere.”
E su questo punto, lette le carte, ai più fu chiaro ch’egli si riferisse a le specie arboree che vi fossero state trovate, non già quelle che ivi aveva veduto et considerato.
A volte il caso, a volte chi lo sa, non si era nemmeno ancora pensato a come iniziare che già il mastro d’opera per dare il via ai lavori stabilì che le piante, lì da decenni e quindi con difficoltà non vedute nè valutate dall’ingegnere, impicciavano il cantiere.
Chiamò dunque la corte della città di Vigeranno gridando “Orsù, io qui non posso lavorare, dobbiamo abbattere questi 12 tigli”. Dalla corte arrivarono esperti che assieme al mastro d’opera con una sola vangata di terra stabilirono che “sì, qui è proprio impossibile lavorare e occorre abbattere i tigli, per risparmiare tempo e denari”
La gente della città di Vigeranno allora cominciò a mormorare e nella corte qualcuno si accorse della troppa polvere che si stava alzando su quelle piante decidendo che il momento era venuto per sventagliare sotto agli occhi dei vigerannesi il progetto, che in realtà progetto non era, del miglior architetto locale che nelle loro intenzioni dovea nobilitare il mercato che mercato non era e che, come vedremo, non sarà più nemmeno coperto…
Infatti, come per i “circenses” degli antichi romani la gente ammiró ma soprattutto si distrasse scordando gli arbusti.
Se non che, fra migliaia e migliaia di vigerannesi, un piccolo gruppo decise di scoprire quello che accadeva e chiese a Sindaci e cortigiani di spiegarlo in pubblica sessione.
L’agitazione serpeggiava tra la corte, i Sindaci inventarono impegni millanta che tutta la notte canta e lasciarono gli esperti ad affrontare la tenzone. E due cose accaddero quella sera: la prima è che si scoprì che i soldi per realizzare quello che messer architetto aveva abbozzato mica c’erano, arrivando se va bene a un quarto della somma e la seconda è che gli esperti di corte, fingendo di saperlo, scoprirono che buttare giù gli alberi non puotesi così e che necessitavano permessi che nel progetto licenziato, guarda a volte il caso, non si trovavano.
Fu allora che i Vigerannesi si svegliarono da un sonno durato un quarto di secolo e scesero in strada legandosi ai loro tigli e scoprendo che aperti gli occhi erano tante le cose che alla corte di Vigeranno erano restate ferme al tempo che fu.
La gente girava ancora tutta con vecchi carri fumosi, i negozi pieni di merce impolverata si lamentavano però che non la vendevano ché d’altronde a occhi chiusi si fa difficoltà a vederci chiaro e mentre tutte le altre città del Gran Ducato risplendevano, Vigeranno continuava a coprirsi di polvere che nessuno fino a quel giorno riusciva a vedere.
Fu dunque grazie a 12 tigli se la Città di Vigeranno ruppe l’incantesimo! I tigli aprirono gli occhi dei sudditi che di lì a poco, uniti, giovani e anziani, poveri e ricchi, colti ed incliti cacciarono Sindaci e cortigiani per correre liberi verso il futuro, d’altro canto auspicato da secoli nel nome della cittadina, con coraggio, su nuovi percorsi, riparati dalle frasche degli alberi.
Lunga vita a Vigeranno!