“Come cambiano le città che invecchiano”: il successo dei nuovi anziani

Nonostante le pessime previsioni meteo tanta gente ha dovuto restare in piedi Domenica mattina in una Sala dell’Affresco gremita per il convegno “Come cambiano le città che invecchiano” organizzato dal Polo Laico. Un segnale di attenzione forse inaspettato su temi non scontati. D’altro canto occorre tenere presente che una città come Vigevano include al suo interno una città grande come Mortara fatta di anziani, con i loro ritmi, le loro esigenze, i loro problemi ma anche con la voglia di offrire e ricevere opportunità. Numerosi sono stati i relatori, giunti da diverse città del Nord Italia per spiegare come le città debbano attrezzarsi di fronte all’invecchiamento della popolazione che porta con sè nuove richieste e nuove opportunità. Si è dapprima parlato della quota fragile degli anziani con l’assessore Antonietta Moreschi a illustrare l’offerta socio sanitaria presente sul territorio e a spiegare i termini del progetto di recupero di Palazzo Riberia, dedicato sì a una fascia di utenza diversa da quella oggetto del convegno ma destinato a trasformarsi poi in una sorta di cittadella dove ogni età potrà trovare contatti e risposte. Le stesse che finalmente dovrebbero trovarsi accentrate presso lo Sportello Unico delle fragilità, che nascerà per coordinare gli interventi, condividere i dati ma anche per evitare lunghi pellegrinaggi fra gli uffici. La sociologa Giorgia Casanova della Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso ha poi descritto i metodi per raggiungere un “invecchiamento di successo”, attivo e propositivo, attraverso l’analisi dei fattori di rischio e dei fattori protettivi. Ha poi posto l’accento sull’importanza delle relazioni sociali compresi i social network e parlato di innovazione sociale illustrando il progetto Abbiategrasso Dementia Friendly Community che coinvolge la popolazione nel tentativo di offrire ai malati di demenza migliori opportunità di vivere la propria città. Con la dottoressa Piana, responsabile delle professioni sanitarie in un grande polo geriatrico lombardo, si è discusso del nuovo ruolo dell’anziano e delle modalità di intervento possibili per favorire gli scambi relazionali con l’esterno e fra le generazioni, quali l’informatica, i dispositivi di geolocalizzazione, le micro e le macrocomunità con spazi ripensati e a misura d’uomo. Aspetti urbanistici ripresi poi dal sociologo bergamasco Dott. Colleoni che ha sottolineato come il tempo vuoto sia il vero nemico dell’anziano e che questo tempo vada riempito il più possibile anche in città che facilitino l’accesso alla loro offerta di servizi e che combattano l’isolamento spaziale. Secondo Colleoni ogni anziano possiede un capitale di motilità che va preservato e utilizzato per avere accesso alle opportunità che le città offrono. Città che devono preoccuparsi di supportare la mobilità pedonale già a partire da accorgimenti semplici quali la distanza fra le panchine, la presenza di alberi che proteggano le vie etc etc. È stata quindi la volta dei portatori di esperienze, con il Dott. Bertucci di Torino che con altri pensionati “attivi”, ha deciso di “restituire” quanto ricevuto durante la propria vita professionale creando una azienda con l’obiettivo di sostenere le giovani start up innovative. Bertucci ha sottolineato come venga più richiesto l’accompagnamento che non il capitale, evidenziando ancora la necessità di recuperare il ruolo perduto della trasmissione di conoscenze fra generazioni. Infine sono stati illustrati alcuni progetti locali fra i quali il portierato sociale dell’Associazione Kore, da poco arrivato nel panorama vigevanese. Dopo la richiesta del Sindaco Andrea Sala di poter accedere agli atti del convegno per poter iniziare una discussione partecipata sui temi trattati è stato il momento dell’emozionante intervento di Iole Barettoni che ha descritto la vecchiaia come libertà sperimentata, periodo della piena consapevolezza nella quale il dono più grande è potersi narrare, raccontare la vita. Ai saluti, Luca Bellazzi ha lanciato un monito verso quelle città immobili,che non progettano il futuro, destinate a morire popolate di vecchi, malati e tristi dopo che avranno perso non solo i giovani ma anche gli anziani sani e attivi che senza opportunità per sentirsi utili se ne andranno altrove. Le interviste ai relatori: [wpvideo mgBFsZQc ]