Calzaturiero: salvare il salvabile e oltre.

Martedì 9 Aprile torna a radunarsi la commissione consiliare sulle attività produttive. Innanzitutto riteniamo importante far notare che questa Commissione si riunisce, su richiesta della minoranza, a distanza di quasi un anno e mezzo dall’ultima convocazione.

La Commissione Consiliare, che nell’occasione ospiterà in qualità di esperto il Prof. Carlo Alberto Carnevale Maffé, si riunisce finalmente per discutere della crisi del settore calzaturiero alla luce della chiusura del calzaturificio Moreschi.

E’ plausibile pensare che senza la crisi di detta azienda non ci sarebbe stata alcuna convocazione. 

E sarebbe stato un errore.

Perché un Comune attento dovrebbe costantemente mantenere aperta la discussione su questi temi, monitorando i dati e cercando soluzioni e collaborazioni per intervenire pertempo.

Dati di Assolombarda Ufficio di Vigevano parlano di circa 28-30 calzaturifici ancora presenti nel distretto, ovvero non solo a Vigevano. A questi occorrerebbe aggiungere i dati di Confartigianato della Lomellina per avere una corretta informazione sulla dimensione del fenomeno che vogliamo affrontare.

La ricerca e lo studio dei dati sono lavoro che compete all’assessorato, anche se lo immaginiamo carente di personale e di capitoli di bilancio. Conoscere i dati del settore calzaturiero vigevanese è fondamentale per capire dimensioni, produttività propria o subfornitura e quindi per provare a comprendere i reali problemi e cosa sia possibile fare.

Ci risulta che dal 2003 al 2023 le aziende vigevanesi iscritte alla Camera di Commercio di Pavia siano passate da 1299 a 810. Ciò significa che in vent’anni a Vigevano hanno chiuso 489 industrie: qualcuno ha sollevato il problema, qualcuno ha richiesto queste informazioni, le ha analizzate e ha prodotto politiche per contrastare questa grave situazione?

La risposta è no, perché da sempre non esiste realmente un assessorato alle attività produttive, nel senso che non ha un ufficio, non ha personale qualificato, non ha capacità di spesa, evidentemente anche solo per commissionare uno studio statistico: l’assessorato alle attività produttive è infatti legato al SUAP ovvero lo sportello unico per le attività produttive il cui compito è essenzialmente quello di facilitare le imprese che avessero già deciso di stabilirsi a Vigevano.

E allora rivolgiamo una domanda al Sindaco e all’assessore: è possibile sapere quante sono le imprese nuove che si sono stabilite a Vigevano dal 2003 al 2023, suddivise per attività? Perché a noi, che non siamo nessuno, risulta dalla Camera di Commercio, che il dato sia di sole 15 industrie insediatesi. 15 in 20 anni.

Se confermati, quello che ci dicono i dati è che Vigevano deve fare i conti con un depotenziamento industriale importante e dunque quanto occorre non è uno sportello per facilitare l’arrivo dei pochi già decisi, ma muoversi per accrescere il numero di imprese stimolandole ad arrivare. Questo può essere fatto solo da un assessorato alle attività produttive che possa mettere in campo una serie di iniziative, di collegamenti, di studi propedeutici perché senza questo lavoro è pura utopia pensare che il nuovo ponte e le strade di collegamento possano essere l’unico motore a spingere le aziende verso Vigevano.

Quello delle connessioni infatti è stato ed è ancora l’alibi perfetto per tutti, dai politici agli industriali, per il loro immobilismo. Le imprese non arrivano solo se ci sono le infrastrutture, le imprese arrivano se vengono create le condizioni, dalle aree industriali ai servizi, a un’idea progettuale in grado di attrarre capitale.

Il quadro, per quanto riguarda la produzione calzaturiera appare dunque piuttosto chiaro e ben definito: i periodi di crisi appaiono ricorrenti e la sopravvivenza del comparto è prevalentemente legata all’alta qualità che resiste a Vigevano e che potenzialmente, se ben governata, potrebbe sfruttare una teorica minor esposizione alle crisi, grazie ai mercati del lusso e ai legami con la moda e rivelarsi in grado perciò se sopportata, di resistere e rilanciarsi.

Appare quindi fondamentale puntare sul tramandare le capacità uniche, tuttora presenti a Vigevano, attraverso scuole di formazione di alto livello in simbiosi con le aziende e con le università, per poterle legare anche alla ricerca e alla sperimentazione.

E’ fondamentale che su questo tema, dati gli indirizzi regionali, si lavori di concerto con Parabiago ma cercando di mantenere a Vigevano la governance della progettualità, il che significa fornire strutture, investimenti e know how.

La situazione economica del piccolo centro milanese non appare migliore di quella vigevanese ma sappiamo per esperienza quanto poco conti la nostra città negli uffici che decidono sui temi importanti e non vorremmo che motivi esterni facessero ricadere eventuali benefici lontano da Vigevano.

Il Comune di Vigevano deve dunque dotarsi di un assessorato qualificato e finanziato per poter stimolare e coordinare al meglio l’azione che deve vedere per protagoniste le stesse industrie ma che non può essere lasciata languire come spesso accaduto in passato. Anche il ruolo di Assolombarda è tutto da definire: innanzitutto quanto l’Associazione è rappresentativa della situazione locale? Quante aziende confluiscono in essa? Quali sono, nel caso, le sue reali proposte al di là delle boutade come quelle sul museo della Calzatura?

Oltre a ciò, appare altresì fondamentale che la città di Vigevano tamponi la fuoriuscita di aziende vitali dal proprio territorio, fornendo aree e servizi da identificare anche attraverso lo strumento del PGT.

PGT che potrebbe rappresentare un ulteriore momento facilitatore nei confronti dell’attrattività generale della città, che è argomento centrale quando si parla di trattenere a Vigevano determinate competenze o di attrarne di potenziali. Ad esempio, riferendosi proprio a un centro di formazione occorrerebbe pensare magari di associarlo a un campus in modo di favorire il soggiorno degli studenti.

E’ poi necessaria un’ampia discussione su settori alternativi, quali agricoltura e turismo, studiandone le dinamiche di impiego con i trend di occupazione per comprendere se, come e dove investire in alternativa ai tradizionali settori produttivi. Tanto per fare un esempio, in città esistono 115 aziende agricole: qualcuno sa chi sono, cosa fanno, che prospettive e che problemi hanno?

In definitiva, la chiusura di Moreschi potrebbe essere parte delle fluttuazioni che da 40 e più anni caratterizzano il comparto ma un’azione vigorosa deve essere intrapresa per tutelare la parte di industria che può sperabilmente consentire di conservare nel tempo la quota di impiego che resiste in città. Di converso, investimenti vanno effettuati per permettere alla città di diversificare le attività, rendendosi meno aggredibile dalle crisi e per rendersi più attrattiva nei confronti di potenziali nuovi cittadini in età produttiva, ma non solo, che devono essere ricercati primariamente fra quelli “espulsi” per questione di costi dalla metropoli milanese. Il Comune deve essere motore, coordinatore e investitore e il tema dovrà essere al centro dei programmi elettorali di chiunque si candidi a governare il futuro della città.

Per chiudere, per quanto riguarda un settore produttivo in grande espansione in tutta Italia (ma non a Vigevano) quale il turismo, vi segnaliamo che nella nuova brochure dedicata al brand Lombardia Style pubblicata da Regione Lombardia sul portale turistico in-lombardia.it, su 140 pagine soltanto due fotografie di Piazza Ducale riguardano Vigevano mentre molto più numerose sono quelle dedicate a Pavia e all’Oltrepo. Addirittura il progetto prevedeva la creazione di 12 loghi, uno per Provincia. Per dirvi quanto siamo fermi in ogni settore e come la nostra azione di lobby sia pari a zero non aggiungiamo altre parole e vi forniamo l’immagine del logo riferito alla provincia di Pavia…