La paura di crescere

Sono di questi giorni due notizie di notevole importanza per il futuro di Vigevano.

Apparentemente slegate fra loro, trovano invece il comune denominatore della mancanza di progetti strategici che da sempre contestiamo al Comune e la scarsa propensione ad uscire con coraggio dai terreni battuti per decenni per esplorarne di nuovi.

La prima in realtà è una non notizia dato che ancora una volta la nostra città non è cresciuta in termini di abitanti, dimostrando così di aver perso l’occasione di attrarre persone e famiglie in costante uscita dalla metropoli milanese in cerca di soluzioni di vita meno costose e più umane.

La seconda è la dèbacle turistica della nostra Provincia e quindi anche di Vigevano. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio sull’ Economia del Turismo delle Camere di Commercio, nella Provincia di Pavia solo il 10% delle imprese ha vocazione turistica e gli impiegati nel settore turistico sono 12700, il 10% del totale contro i 440000 (16.8% del totale nazionale) di Regione Lombardia, con un insoddisfacente 3.4% di strutture sul dato complessivo regionale.

Dicevamo che in apparenza le notizie non correlano fra loro e invece, secondo noi, il nesso è l’incapacità a diventare attrattivi.

Nel primo caso, peraltro molto legato alla carenza cronica di connessioni, si tratta di mancanza di strategie innovative, di recupero urbanistico, di facilitazioni alle famiglie e di perseguimento di quegli obiettivi di well-living che sono centrali nella scelta dei lavoratori e delle famiglie che si spostano da Milano.

Per scendere nel dettaglio di Vigevano tutto questo si estrinseca nell’immagine di una città lasciata a sé stessa quale la descrivono i tanti concittadini emigrati altrove nelle sempre più rare volte nelle quali tornano in città. Servizi pubblici, pulizia, decoro urbano, verde pubblico, scarsa attenzione anche a piccole necessità quotidiane, servizi sanitari in regressione sono solo alcuni dei punti sui quali la città dovrebbe lavorare, a prescindere dalla cronica carenza di opportunità professionali che costringe i nostri giovani a partire.

Raddoppio del Parco Parri con recupero urbanistico dell’area Fiera e dell’ex Macello, progettualità di recupero e rilancio della frazione Sforzesca, cura della città sia nel senso di pulizia delle strade che in quello dell’arredo urbano con un numero maggiore di viali alberati, di fontanelle e di panchine funzionali a una maggior possibilità di movimento della popolazione anziana, percorsi salute con aree Wi-Fi per lo studio per i ragazzi, portierati di quartiere, esclusione delle auto dal centro storico, illuminazione monumentale, ripensamento e valorizzazione delle aree camper: sono molteplici i temi sui quali ci si potrebbe confrontare e sui quali poi si potrebbe lavorare di concerto fra cittadini e Amministrazione.

Tutti interventi allo stesso tempo funzionali anche a un maggior richiamo turistico, chiaramente se associati ad investimenti sul prolungamento e sul coordinamento degli orari di apertura delle strutture museali, al recupero di strutture come il Colombarone e le cascine, al miglioramento della fruibilità turistica con sedi Info point organizzate e ben individualizzabili sia in centro città che alle porte del Ticino, all’organizzazione di mostre ed eventi di adeguato rilievo culturale, alla programmazione e comunicazione concertata con la Lomellina e finalizzata alla costruzione di una offerta turistica che miri a trattenere sul territorio le persone per almeno una notte.

Il passaggio da turismo mordi e fuggi a turismo con pernottamento deve quindi diventare la vera sfida e coordinando le offerte architettoniche di Vigevano con quelle naturali della Lomellina potrebbe non essere impossibile vincerla con benefici economici a cascata su tutta la zona.

Occorre però un deciso cambio di mentalità sia da parte di chi amministra sia degli operatori del settore, che devono credere nelle possibilità del territorio e investire. Siamo a 40 km dal secondo scalo aereo nazionale e abbiamo un attrattore come Milano alla stessa distanza, il settore turistico in Italia è una miniera d’oro sulla quale sediamo e che solo pochi sanno sfruttare a dovere e, a differenza del comparto industriale per il quale le previsioni sono di riduzione delle opportunità di impiego, il turismo e tutto quanto vi si lega, in particolare il settore enogastronomico, sono in costante crescita.

Occorre pianificare una strategia comune, affidarsi alle competenze di professionisti di valore e, a nostro avviso, lavorare su mercati più ampi rispetto a quelli sui quali si è lavorato finora per mancanza non solo di fondi ma spesso anche di visione e di coraggio.