L’ infinita crisi del calzaturiero: saremo capaci di trasformarla in opportunità?

Questa sera alle 20 presso l’Aula Consiliare del Comune di Vigevano si terrà il Consiglio Comunale aperto sul tema "CRISI DEL DISTRETTO CALZATURIERO DI VIGEVANO. OPPORTUNITÀ DI RILANCIO DEL SETTORE E MANTENIMENTO DELLA CAPACITÀ OCCUPAZIONALE".

Certamente sarà un momento di vicinanza alle 59 famiglie che si troveranno ad affrontare le conseguenze del licenziamento degli ultimi lavoratori della Moreschi, baluardo peraltro da tempo piuttosto ammaccato, del Made in Vigevano che per decenni ha caratterizzato la vita economica e sociale della città. 

Ma il rischio che non si vada molto al di là della solidarietà di facciata è altissimo dal momento che più che un Consiglio Comunale aperto avrebbe avuto senso un processo alla classe politica e industriale degli ultimi 50 anni. Non con il fine di attribuire colpe, esercizio inutile perché la storia ha già giudicato, ma per trovare nuovi filoni da percorrere, facendo tesoro di errori ed esperienze precedenti. 

D’altronde la scomparsa della produzione a Vigevano era segnata da tempo, perché il suo costo in Lombardia non può essere competitivo con altre aree del Paese e del mondo dato l’iperbolico costo della vita. 

Inoltre, poco o nulla è stato fatto sia a livello regionale che localmente per sostenere davvero un settore che, magari lontano dalla produzione di massa, un futuro avrebbe potuto disegnarselo.

In Veneto, nel Brenta, si è per tempo puntato sull’innovazione, la tecnologia e la formazione. Altrove ci sono stati forti sostegni regionali.

Qui da noi non si è riusciti a tutelare nemmeno l’alta qualità che era l’unica forma di produzione potenzialmente al riparo da crisi e concorrenza al patto di stare al passo con le tecnologie produttive e di continuare a formare abili operai.

Cosa che non è stata fatta per incapacità e insipienza.

Ora di cosa siamo a parlare se non della solidarietà agli ultimi lavoratori lasciati a casa da gente che dell’imprenditore non ha nulla?

Del futuro della città?

Delle opportunità che la stessa offre ai suoi cittadini e soprattutto ai suoi giovani?

Anche qui siamo in ritardo, di almeno 20 anni, su discussioni che avrebbero dovuto interessare tutte le fasce sociali e che invece sono state ritardate per tutelare gli interessi di pochi, al riparo della scusa madre “la carenza di infrastrutture” un mantra che ricorda il “tana libera tutti” di quando eravamo bambini.

Ma la realtà dice che il futuro è lontano dalla produzione a meno che non sia high tech e new tech.  

La realtà dice che il futuro delle città è indirizzato dal livello culturale raggiunto dai suoi abitanti e soprattutto da quello delle aziende che vi si insediano.

Cosa è stato fatto in trent’anni per favorire la formazione e l’elevazione socio culturale dei cittadini? Nulla.

Quante aziende si sono installate a Vigevano  negli ultimi trent’anni? Una mano per contarle è troppa, in particolare se parliamo di settori trainanti e innovativi.

E allora sono i processi che a noi sarebbero serviti, per capire come recuperare il tempo perso senza muovere un dito.

I consigli comunali aperti di questo genere servono solitamente a raccontare solidarietà e alla passerella di pochi ma questa città o cambia davvero e smette di ascoltare soltanto chi deve tutelare i soldi che nasconde in Svizzera o sotto ai materassi, e si impegna a dare invece voce e opportunità ai giovani, o si svuoterà sempre di più relegandosi al ruolo di unica grande casa di riposo.

Ci vuole allora il coraggio di chiudere definitivamente una stagione e di aprirne altre, di sfidare il futuro senza nascondersi dietro un pur luminoso passato. Servono idee e investimenti. Serve coinvolgere la parte migliore della città e la sua parte più giovane.

Che almeno il Consiglio Comunale aperto di oggi abbia come risultato la presa di coscienza collettiva su questo. 



Video dell’intervento del capogruppo del Polo Laico durante il Consiglio comunale aperto del 14/3/2024